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Forza Sinisa, il campo è solo una parte della vita. Ci sono “partite” più importanti da vincere!
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✍ @12esimo_uomo
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Il Barcellona affronta l’Albacete al Camp Nou in una sfida che, fino a quel momento, veniva decisa dalla rete di Samuel Eto’o.
Al minuto 88 Rijkaard decide di mandare in campo un giovane canterano con il 30 sulle spalle, che tutti chiamano “Pulce” per via della sua statura mingherlina.
Dopo soli due minuti, si accende la magia: Ronaldinho lo pesca con un assist delizioso, lui controlla il pallone e scavalca Valbuena con un pallonetto mancino preciso. Il guardalinee, però, alza la bandierina. Tutto rimandato.
A quando? Solo un minuto più tardi.
Ancora Ronaldinho: azione fotocopia, questa volta è tutto regolare, l’argentino lascia che il pallone rimbalzi una volta, poi lo accompagna delicatamente col sinistro. Un tocco leggero, un pallonetto perfetto.
A 17 anni, 10 mesi e 7 giorni, Lionel Messi sigla il suo primo gol con la maglia del Barcellona. Ne seguiranno altri 597.
È il primo maggio del 2005.
È l’inizio della leggenda.
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✍ @12esimo_uomo
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“Cafù, Cafù accendi il pendolino, e corri sulla fascia” cantavano i tifosi.
Quel treno si è ormai ritirato dalle rotaie. Ma quante volte se l’è fatta quella fascia. Su e giù, su e giù, su e giù. Senza fare fermate. Sulle spalle il numero 2 e tra i piedi quel pallone che sembrava essere incollato. Marcos Evangelista de Moraes il nome completo. Troppo lungo, complicato da pronunciare. Come tutti i brasiliani serviva anche a lui soprannome. Detto, fatto. Perchè da bambino si dice somigliasse a Cafuringa, ala che giocò con Fluminiense, Atletico Mineiro e Gremio. Da Cafuringa a Cafù il passo è breve. Il risultato diverso, però. Il brasiliano arriva in Italia alla Roma nel 1997 ed è subito colpo di fulmine. Diventa padrone di quella fascia destra per sei anni. La Roma mette il turbo nel 2001, e vola dritta verso il suo terzo Scudetto. Nell’estate successiva arriva anche la Supercoppa Italiana. Cafu entra nel cuore dei tifosi giallorossi. Memorabile il sombrero a Nedved. Derby d’andata 2000-2001, la Lazio gioca con lo Scudetto sul petto, la Roma si avvia verso la vittoria del tricolore. Cafù prende palla e scavalca Pavel una volta. Poi due, poi tre. Arriva Simeone, sombrero anche a lui. E alla fine guadagna anche una punizione. Un mago della bola. Come il miglior prestigiatore la fa sparire e ricomparire. Però l’età si fa sentire, e a 33 anni Cafù dà l’addio alla Roma. Il Milan lo convince a rimanere in Italia, e la carriera del brasiliano si tinge di rossonero. Finito? Neanche per sogno. Quel pendolino non ha intenzione di fermarsi, il capotreno fischia e lui accende il motore. Via verso nuovi successi. Altro Scudetto, altra Supercoppa Italiana, ma soprattutto Champions League, Supercoppa Europea e Mondiale per club. Cafu diventa profeta anche in patria. Nessuno ha vestito la maglia del Brasile quanto lui. L’unico a giocare tre finali (consecutive) di un Mondiale: 1994, 1998 e 2002. Due volte su tre obiettivo raggiunto. In Giappone è lui a prenderla in mano per primo, coppa al cielo e fascia da capitano al braccio. Un sogno. Quello che Cafu ha fatto vivere a tutti gli appassionati di calcio.
Oggi sono 49, e allora auguri Pendolino.
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✍ @12esimo_uomo
| Vada come vada, l'Atalanta di Gasperini a Bergamo è già nella storia.
È stato ultimato, tra Boccaleone e la Clementina, il murales che la Lega di Serie A ha fatto realizzare sulla facciata del grande edificio dei Magazzini Generali di via Rovelli.
Rosk&Loste, i due writers siciliani incaricati dell’opera hanno dato forma e colore ai volti di Zapata, Ilicic, Gomez e mister Gasperini.
Bergamo non dimentica i suoi eroi...✍ #AtalantaBC
“Ho detto basta con il vero calcio perché non mi ci riconoscevo più.
Oggi i giovani pensano ad altro.
Io quando ero ragazzo pensavo solo ad allenarmi per riuscire a diventare qualcuno nello sport che avevo sempre amato.
A Formello ed in Nazionale dopo ogni allenamento mi immergevo in una vasca piena di ghiaccio per evitare infortuni. I giovani della squadra invece si rifiutavano sistematicamente.
Quando ti vedevano che andavi a raccogliere la sacca con i palloni, ti dicevano: ‘Ma chi te lo fa fare? Io sono stanco morto...’
In quel momento pensavo: ‘Hai 20 anni e non riesci ad aiutare un magazziniere di 60?’.
Si preoccupavano se le scarpe erano abbinate con i calzettoni. Io vedevo queste cose, e decidevo di continuare da solo. Ecco perché ho detto basta.
Il calcio dove sono cresciuto io, non c’è più.
Oggi ci sono altre cose.
Oggi pensano prima di tutto alle macchine veloci, a quanto gli dà lo sponsor, e alle scarpe con il proprio nome sopra. Dopo tutte queste cose, viene la partita. È più importante l’immagine.
Ecco perché ho detto basta, perché per me l’unica cosa che contava era il calcio nella sua forma più pura.”
Tanti auguri Re Miro
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✍ @12esimo_uomo
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| “Il calcio è strano, Beppe, il calcio è strano” recitó così Fabio Caressa alla fine di un match di Europa League valevole per la semifinale di ritorno: era Liverpool – Borussia Dortmund, e non è poi così lontano dalla vittoria al 95’ di ieri sera del Tottenham.
Perché il calcio non lo puoi controllare, la palla è rotonda, tutto puó succedere, davanti a un pallone tutti i pronostici sono superflui perché possono crollare da un momento all’altro.
“Dall’inferno al paradiso” non c’è citazione migliore per commentare il Tottenham di ieri sera. “Proveremo a giocare a calcio facendo meglio di loro” dice Pochettino alla vigilia e a tratti gli Spurs ci sono riusciti.
La scelta di non fare mercato quest’estate è una scelta d’intelligenza e di mentalità: Pochettino ha trasmesso fiducia ai suoi giocatori dando loro la concezione di essere più forti e preparati. Infatti i suoi giocatori hanno assimilato e memorizzato nell’anno precedente tutti gli schemi, i movimenti, entrando nel gioco di Pochettino.
L’ultimo acquisto degli Spurs risale al 31 Gennaio 2018.
Sapete chi è stato?
Lucas Moura.
Ci piace pensare che sia scolpito nel destino che proprio Lucas avrebbe dovuto portare in finale
gli Spurs, che hanno messo in campo fino alla fine testa, mentalità, cuore e grinta.
Che sono cose che o le hai o non le hai, non puoi comprarle, sono qualità che i soldi non possono comprare.
Ieri per l’ennesima volta il calcio ci ha dimostrato che i soldi non servono a nulla se non hai la voglia e il cuore per vincere. Fantastico Tottenham!✍ #Spurs
Articolo di @matteoavegrazia
⚫| “Finalmente si ricomincia. Di motivi ne ho tanti, anche troppi. E di sfide davanti a me altrettante, ma non vedo l’ora. Perché proprio io? Perché condividiamo la stessa ambizione, il coraggio, la fame e la determinazione. Ora tocca a me, ci sono“.
Queste le parole pronunciate da Antonio Conte nel video di presentazione in nerazzurro.
L'ex tecnico di Juventus, Chelsea e Nazionale Italiana è ufficialmente il nuovo allenatore dell'Inter.✍ #Conte
⚪| Quando hai solo 21 anni 27 gol e 7 assist in 44 presenze sono troppi per non essere notati dalle big d'Europa.
Non è ancora ufficiale, ma secondo il portale spagnolo "As" il Real Madrid avrebbe trovato l'intesa con l'Eintracht Francoforte per Luka Jović, attaccante serbo 21enne esploso in questa stagione. Al club tedesco 60 milioni di €, per il ragazzo invece contratto quinquennale con opzione per il sesto. Ancora sconosciuta la cifra che andrebbe a guadagnare. Il Real avrebbe battuto la concorrenza di Bayern Monaco, PSG, Barcellona e Inter.
Dovesse andare in porto l'affare, la prestigiosa casacca merengue sarebbe un traguardo meritato per Jović, che in questa stagione ha dimostrato tutto il suo devastante talento.✍ #CalcioMercato
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