pubblicoquellochemipiace citazioni accaddeoggi accadeoggi illustrisconosciuti scrivoquellochesento scrittore scrivoquellochepenso filosofia stiledivita attore poeta 11maggio 27aprile 28aprile 30aprile amore attrice cinema donna filosofo matematica senzaparole vita 10maggio 13maggio 15maggio 16maggio 1luglio 23giugno cisl
"Lloyd, ho dentro tanto buio"
"Sono solo un po' di nuvole scure, sir"
"C'è un modo per spazzarle via, Lloyd?"
"A volte, sir, bisogna che qualche goccia piova sul viso, per far tornare il sereno nel cuore"
"E' un fenomeno atmosferico strano, Lloyd"
"Ma è un fenomeno umano molto normale, sir"
"E il tempo cambierà. Vero, Lloyd?"
"Certamente, sir. Certamente"
(@vitaconlloyd )
(quadro Larmes d’or di Anne Marie Zilberman, falsamente attribuito a Gustav Klimt)
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Herbert Jeffrey Hancock, detto Herbie, musicista statunitense jazz fusion e funky, nasce il 12 aprile del 1940 a Chicago, nell'Illinois. A sette anni comincia a studiare pianoforte, rivelandosi subito un bambino prodigio. Il 5 febbraio del 1952 suona il primo movimento del Concerto per Pianoforte e Orchestra n. 26 in Re Maggiore K 537 di Mozart con la Chicago Symphony Orchestra. Durante l'adolescenza, pur non avendo un insegnante di jazz, affina l'orecchio e sviluppa il senso dell'armonia, influenzato anche dalle registrazioni del gruppo vocale the Hi-Lo's...
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5 marzo 1922 nasce Pier Paolo Pasolini
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Piccolo Gesù di paese
«Conobbi Pier Paolo Pasolini a Bologna, città dove la mia e sua famiglia si erano stabilite provvisoriamente. Mi venne in casa un giorno con mio fratello Fabio. Si erano conosciuti nella redazione di un giornale giovanile, Il Setaccio. Avevamo vent’anni. I moderni non possono capire ciò che ci ha uniti. Fu una passione unica, irripetibile. La mentalità moderna non può immaginarle certe cose, la passione gratuita per cui tra un uomo e una donna non ci sia immediatamente il sesso. E invece è andata proprio così fra me e Pier Paolo. Mi capisce? Non so se mi capisce davvero… E comunque: da quel giorno in casa a Bologna, poi non ci siamo mai più persi di vista. Ci siamo seguiti, anche a distanza, con la stessa tenerezza e dolcezza di quei vent’anni a Bologna e a Casarsa».
«Ci siamo voluti bene, sempre. Era una specie di ingordigia del reale quello che ci univa. Una dolcezza che si nutriva della gioia di vedere le cose insieme. L’ho anche scritto da qualche parte: l’ingordigia di accumulare assieme il reale, culture, creature, nature, è stato il punto più alto e specifico del nostro incontro».
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