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Gabriele Alesi trequartista 2004 di nazionalità italiana
Gabriele è un centrocampista offensivo che colpisce immediatamente per l’eleganza nelle movenze e per la notevole tecnica di base.
Come già detto, nel club di appartenenza agisce principalmente da trequartista dietro la punta.
In possesso di una notevole visione di gioco, è un giocatore dinamico che, pur essendo di piede destro, sa disimpegnarsi abbastanza bene anche con il mancino.
Dotato di una buona progressione palla al piede, sa rendersi pericoloso sia dalla media distanza sia con improvvisi inserimenti offensivi.
Oltre a mettere a segno un discreto numero di reti, il giovane talento del Milan sa essere determinante anche in fase di assistenza, sfornando dei passaggi filtranti di precisione millimetrica.
E’ un elemento che dà tanta qualità al gioco della sua squadra, smarcando i compagni con passaggi geniali, giocate “no-look” e lanci molto precisi.
Quando la palla arriva dalle sue parti può sempre succedere qualcosa, in quanto Gabriele non è assolutamente un giocatore ordinario, ma anzi, è in possesso di creatività.
Pur essendo un giocatore prettamente offensivo, sta migliorando anche nella fase di non possesso, come si è potuto vedere bene nel corso del , quando è stato impiegato nel ruolo di interno di centrocampo.
Punto fermo della nazionale under 15 per le sue caratteristiche ci ricorda Cruijff
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Etienne Catena difensore centrale 2004 di nazionalità italiana
Etienne è un centrale difensivo dotato di una struttura fisica considerevole, forte nel gioco aereo (è pericoloso quando si spinge in avanti in occasione dei corner) e difficile da superare nei duelli corpo a corpo.
Bravo tecnicamente, prezioso in fase d’impostazione.
Sa disimpegnarsi molto bene con la palla tra i piedi, anche quando è sotto pressione, trasmettendo tanta tranquillità all’intero pacchetto arretrato.
Gioca molto sull’anticipo, non essendo molto rapido nei primi metri, a causa della sua mole imponente.
Valido in marcatura e abbastanza concentrato, non lascia mai troppo spazio agli attaccanti avversari, dimostrandosi un difensore molto affidabile.
E’ sicuramente un giocatore dotato di una spiccata personalità, grintoso, un leader. Per le sue caratteristiche ci ricorda Koulibaly
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“Dopo il fischio finale e i festeggiamenti, mentre mi avviavo verso il settore occupato dai nostri tifosi, ho avuto un momento di smarrimento. Ho pensato a quel giorno in cui volevo lasciare il calcio.
Avevo 21 anni e i medici mi fecero firmare un documento in cui mi impegnavo a lasciare tutti i miei soldi a mia mamma in caso di morte.
Avevo la peritonite ed era andata ad infettare un rene. Potevo morire...
Volevo mollare tutto perché vedevo lo sguardo di mia mamma disperata. Volevo stare il più vicino possibile a lei, e non vederla una volta al mese. Giocavo nel Groningen, non guadagnavo molto. Ero sul letto con tubi attaccati su tutto il corpo.
Lei si avvicinò accarezzandomi il viso, e io le dissi: ‘Voglio stare con te e non lasciarti mai più.’
Lei mi rispose: ‘Non mollare, vedrai che ti salverai, e diventerai il più forte calciatore. Promettilo Virgil.’
In quel momento decisi che sarei diventato qualcuno, e l’ho fatto su di un letto di ospedale, mentre lottavo tra la vita e la morte. I medici mi operarono e riuscii a salvarmi.
Se sono arrivato a tanto è anche grazie a mia madre.
Questa vittoria è soprattutto merito suo.”
Manuale di perseveranza.
Capitolo primo.
Firmato, Virgil van Dijk.
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✍ @12esimo_uomo
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Il Barcellona affronta l’Albacete al Camp Nou in una sfida che, fino a quel momento, veniva decisa dalla rete di Samuel Eto’o.
Al minuto 88 Rijkaard decide di mandare in campo un giovane canterano con il 30 sulle spalle, che tutti chiamano “Pulce” per via della sua statura mingherlina.
Dopo soli due minuti, si accende la magia: Ronaldinho lo pesca con un assist delizioso, lui controlla il pallone e scavalca Valbuena con un pallonetto mancino preciso. Il guardalinee, però, alza la bandierina. Tutto rimandato.
A quando? Solo un minuto più tardi.
Ancora Ronaldinho: azione fotocopia, questa volta è tutto regolare, l’argentino lascia che il pallone rimbalzi una volta, poi lo accompagna delicatamente col sinistro. Un tocco leggero, un pallonetto perfetto.
A 17 anni, 10 mesi e 7 giorni, Lionel Messi sigla il suo primo gol con la maglia del Barcellona. Ne seguiranno altri 597.
È il primo maggio del 2005.
È l’inizio della leggenda.
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✍ @12esimo_uomo
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“Il calcio consiste fondamentalmente in due cose.
La prima: quando hai la palla, devi essere capace di passarla correttamente.
La seconda: quando te la passano, devi saperla controllare. Se non la puoi controllare, tantomeno la puoi passare.”
[Johan Cruijff]
⚽️❤️❌
Tutto quello che accade nel presente ha radici nel passato.
Ha origini in un mito senza tempo, in una leggenda che ha saputo compiere la rivoluzione due volte, con i piedi e con la testa.
Sulle sue orme una nuova generazione di talenti sta bussando alla porta della storia.
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Fu un amore intenso, vero ed appassionato, quello che sbocciò tra il ragazzo nato a Napoli e cresciuto calcisticamente nelle giovanili della Juventus ed il Milan.
“Mister X”.
Così fu etichettato nell’estate del 2011, quando la società rossonera lo acquistò l’ultimo giorno di mercato per la simbolica cifra di cinquecentomila euro, per via della sua scadenza contrattuale con il Palermo.
Tra lo scetticismo generale dell’ambiente, illuso dalle trattative forse mai iniziate con Marek Hamšík e Cesc Fàbregas, e con una ferita ancora da rimarginare a causa della partenza di Andrea Pirlo, vero e proprio faro del centrocampo.
Come sempre, però, è il campo a parlare.
Lì puoi diventare anche un supereroe, senza il bisogno di superpoteri, ma semplicemente con la forza di volontà.
E così la stagione inizia nel migliore dei modi.
Il 15 ottobre si presenta con un gol al Palermo, il suo Palermo, ma la magia deve ancora iniziare.
Dieci giorni dopo segna una tripletta al Parma.
Le prestazioni fuori dal normale continuano.
Lotta in mezzo al campo. Recupera palloni. Si inserisce con tempi perfetti degni di un trequartista puro. Trova un feeling da urlo con Ibra. Segna una valanga di gol.
Chiuderà la miglior stagione della sua carriera con 10 reti in 35 presenze in campionato, più uno al Barcellona in Champions, toccante perché davanti a suo padre seduto in tribuna.
Il riscatto di un giocatore arrivato in punta di piedi e diventato fondamentale ai titoli di coda del campionato.
La Curva Sud Milano lo porterà sempre nel cuore, e lui non dimenticherà mai quel coro intonatogli ogni domenica:
“Oooh Nocerino, picchia duro, facci un gol. Chiamato Mister X per due soldi è giunto qua, adesso gioca, segna ed esulta con gli ultrà!”
Tanti auguri Antonio Nocerino
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✍ @12esimo_uomo
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