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Tolstoj, Gogol, Goncarov, Dostoevskij, Čechov, Puskin, sono tutti citati in #IPosseduti di #elifbatuman. Questi e anche Babel e Turgenev che io ancora non ho in casa. Il libro è pieno di spunti e riesce ad infondere curiosità sincera; la prosa è quella di una scrittrice colta e spigliata. Leggetelo subito!
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Dopo aver letto #lamite che non ho amato, ho preso #lenottibianche dallo scaffale. Continua così il mio viaggio in Russia per il progetto #DallaRussiaConAmore Per chi non lo sapesse ogni mese di questo 2019 leggerò uno ( o più ) libri di autori russi.
Le notti bianche parla di un uomo solo, un sognatore, così si definisce. Lo avete letto? Sono ancora agli inizi, ma per ora lo preferisco a La mite che mi ha lasciato per giorni un senso di inquietudine addosso.
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Alcuni scrittori non hanno bisogno di introduzioni.
Ogni lettore deve correre il rischio di leggere le loro opere: troverà sempre delle risposte, che nessun altro gli suggerisce, ai problemi e ai conflitti posti dalla propria epoca.
Dostoevskij appartiene a questa categoria.
Con fermezza rifiuta l’immagine convenzionale dell’uomo e il codice di comportamento che viene imposto dalla società, affronta i processi psichici più oscuri e contrastanti, dove l’uomo non può più contare sui suoi sostegni abituali e approfondisce le dinamiche più sconvolgenti tra individuo e società, intuizione e intelletto, libertà e legge, fede e ateismo. I suoi romanzi si muovono in contrasti che scuotono ancor oggi il nostro mondo; Dostoevskij è stato, non a caso, definito sismografo delle scosse della società borghese in crisi di transizione: quelle scosse non hanno perso ad oggi la loro forza irruente.
Il vero uomo, in Memorie dal sottosuolo, non è l’uomo esteriore, superficiale, ma quello interiore, che si rintana nelle sue profondità.
Il sottosuolo stesso è la sfera della psiche, è squilibrio radicale tra ciò che è intimo e irregolare e ciò che, invece, viene fuori in ambito sociale. Uno squilibrio che alimenta nell’uomo un profondo senso di irrequietezza, di irritabilità e di risentimento.
Da questo romanzo in poi, tutti i personaggi di Dostoevskij avranno un sottosuolo e vi entreranno per poi risorgere rinvigoriti o per affondarvi una volta per tutte.
Certo, il Sottosuolo è anche negazione, demolizione, rifiuto delle convenzioni, è maledizione della solitudine. Per uscire incolumi dalla palude del proprio io interiore, bisogna essere disposti ad ascoltare un messaggio etico superiore e incamminarsi verso l’accettazione dell’altro.
«Le idee sono creature organiche, ha detto qualcuno, già nascendo prendono una forma, e questa forma è l'azione; chi nella propria mente dà vita ad un maggiore numero di idee, questi più di ogni altro agisce.»
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— M. J. Lermontov, Un eroe del nostro tempo
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" Monologo-confessione... Ecco cos'è.
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La storia della fallita redenzione di una prostituta, la tormentata indagine sull'inconscio, il "sottosuolo", e sull'impossibilità di capire a fondo se stessi e gli altri.
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L'io narrante è uno degli uomini "superflui" , uno che si limita a prendere atto dell'immensa ricchezza nascosta nel proprio intimo e non trae alcuna conseguenza pratica, soffrendo acutamente, al tempo stesso del proprio fallimento.
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Il tipico personaggio ribelle non riconducibile ad alcuna fazione, di individuo smarrito tra l'angosciosa ricerca della verità e un'incolmabile distanza dalla realtà, protagonista dei romanzi di Dostoevskij. "
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Mia libreria.
Mitridate, che incontriamo sul marciapiede della stazione una volta giunti a Petuški, temeva di essere avvelenato come prima di lui suo padre, per cui a poco a poco assunse piccole dosi dei più comuni veleni. Tanto che quando scelse la morte per mano propria, ormai immunizzato, dovette ricorrere anche alla spada.
Forse Venedikt intendeva prenderlo a modello quando scrisse questo libercolo, circolato clandestinamente finché nel 1973 non fu scoperto e stampato in Israele. Basti pensare agli ingredienti degli intrugli da bere che ci propone, come lacca per unghie, vernice, deodorante per piedi, shampoo... Ingredienti e dosi. Perché tra disperazione e solitudine rimangono ben poche consolazioni, e l'alcol è una di queste. "Molto veleno alla fine conduce a una morte piacevole", ebbe a scrivere Nietzsche in Così parlò Zarathustra. Esso, il veleno, ci invia gli angeli, Satana e la Sfinge ad intrattenerci lungo i 125 km del nostro viaggio in treno, le cui fermate formano i capitoli di questo breve componimento. Da cui ne usciamo sbronzi ma con tanta voglia di farci un altro bicchiere.
Sono arrivata a Petuški due giorni orsono e tuttora ne sono un po' scossa. Il viaggio è stato surreale ma piacevole, in quanto Venja passava dal bere all'intessere conversazioni su storia, politica e personalità contemporanee da far in modo che l'avresti ascoltato tutto il giorno. Non era un pazzo come si potrebbe affermare data la quantità di vodka ingerita, ma solo un uomo stanco.
L'ha ristampato @quodlibet_edizioni nel 2004 con la traduzione di Paolo Nori. Leggetelo e dopodiché beviamoci su.
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L’Einaudi vintage di oggi è uno dei miei preferiti.
O meglio questa collana è tra le mie preferite: la NUE, Nuova Universale Einaudi nasce nel 1962 e diventa subito riconoscibilissima grazie al lavoro grafico di Bruno Munari.
Rinnovata nel 2010, continua a raccogliere classici del mondo antico e moderno.
Chicca nella chicca: in questa collana è presente un bellissimo volume, «I diari delle dame di corte dell’antico Giappone». Un po’ Einaudimania, un po’ Giappomania.
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